Oggi parliamo di “sonno”. Ma tranquilli, non si è (ancora!) addormentato nessuno in ufficio!

Nonostante il freddo milanese di questi  Giorni della Merla che ci induce ad un “Chi me lo fa fare ad alzarmi dal letto?”, siamo operative e sul pezzo, riposate dopo un buon sonno ristoratore.

Non è così per tutti, però, o almeno non è così nel paese del Sol Levante dove un’azienda su quattro fa degli “straordinari” sul lavoro la regola. In molti casi i dipendenti lavorano 80 ore “extra” al mese, accumulando quindi stanchezza cronica, alti livelli di stress e disturbi del sonno.

Per capire la gravità di tale fenomeno, basti pensare che in Giappone è stata coniata la parola “Karoshi” per indicare “la morte da troppo lavoro”:  si è arrivati al punto di non ritorno, come rivela uno studio del governo di Tokyo che lo scorso anno sono stati 96 i decessi dovuti a infarto o ictus,riconosciuti come causati dal superlavoro, oltre a 93 suicidi che sono stati direttamente collegati all’eccessivo carico lavorativo.

In questo drammatico scenario, spicca per innovazione e rilevanza sociale l’iniziativa dell’azienda giapponese “Crazy” (società di wedding planning) che ha introdotto – con successo- un sistema di remunerazione del sonno.

Di cosa si tratta?

I dipendenti di questa azienda,  ai quali sono richieste ore supplementari solo se strettamente necessarie e solo in periodi particolari dell’anno, sono premiati se dormono almeno 6 ore a notte!

Sembrerà strano ma è proprio così!

Chi riesce a dormire almeno 6 ore a notte, per almeno cinque giorni a settimana, guadagna centinaia di punti che possono essere convertiti in yen e spesi poi nei bar o nei ristoranti convenzionati con l’azienda.

Il sonno viene misurato da una comune APP di Sleep Analysis, i cui dati sono trasmessi all’azienda, previo autorizzazione dei dipendenti.

Più dormi, più accumuli punti, insomma una vera e propria raccolta punti fedeltà!

È stato rilevato che i lavoratori che hanno beneficiato di questo sistema, hanno migliorato il tempo e la qualità del sonno, oltre che lo stato di salute generale e questo ha contribuito ad aumentare la loro produttività sul lavoro, che si è trasformata, nel loro caso, in una maggiore creatività, una qualità preziosa nel business dell’azienda.

Dipendente riposato, più creativo, più business: non fa una piega!

Che dire quindi di questa iniziativa?

Certo i premi potrebbero sembrare modesti, corrispondono all’equivalente di circa 5€ per dormire 6 ore a notte per 5 giorni consecutivi. Ma si può sempre fare di meglio!

Certo si potrebbe pensare che non ci sia nulla di meritocratico ma sia tutto assolutamente soggettivo: come la mettiamo con chi soffre di insonnia?

Certo è difficilmente applicabile in contesti differenti rispetto al Giappone. (cosa succederebbe in Messico dove la “siesta” è all’ordine del giorno?!)

Tuttavia,  riteniamo che il sistema di remunerazione del sonno sia una vera e propria rivoluzione nella mentalità giapponese, votata storicamente al superlavoro a discapito -spesso- della salute dei lavoratori.

Chiudiamo con una provocazione: vi piacerebbe essere pagati per dormire?

Invia commento