Ci troviamo oggi a riflettere sul futuro dell’occupazione e sulle occupazioni del futuro.

Lo spunto ce lo fornisce un articolo di qualche giorno fa de “Il Sole 24 ore” nel quale si sostiene che un terzo delle competenze richieste oggi dal mercato del lavoro risulta introvabile: in pratica, il lavoro ci sarebbe, ma pochi o (nessuno) ha le caratteristiche per svolgerlo.

https://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-11-01/lavoro-grande-contraddizione-c-e-posto-500mila-ma-terzo-competenze-e-introvabile-104340.shtml?uuid=AEbrKpYG&fbclid=IwAR3UDjo2aGyVMQjsH1xoxnAQiLHv3Xg5ZGx5t8W2v8OgZiAiyjZeCGjL1bc

Né tra i disoccupati (nonostante il tasso di disoccupazione sia ancora al 41.3%) né tantomeno tra chi sta per accedere al mondo del lavoro.

Ma di quali lavori si tratta? Camerieri, addetti alle pulizie o giardinieri?

Nient’affatto! Si sta parlando delle professioni tecniche, “a mancare sono meccanici, montatori, riparatori, costruttori di utensili, elettronici-elettrotecnici, specialisti di costruzioni” .

Manodopera specializzata quindi, periti e ingegneri  con solida base tecnica in grado di operare nel settore industriale.

Il paradosso dietro l’angolo è «avere, grazie all’industria 4.0, nuovi macchinari, ma non trovare le persone giuste per farli funzionare», il famoso “Digital mismatch”.

Reduci dalla nostra esperienza ai Career Day delle Università Cattolica e Bicocca di Milano, non possiamo che constatare quanto siano numerosi i giovani che intraprendano lauree di tipo economico (il marketing la fa da padrona!) oppure si indirizzino verso le scienze umane/sociali…sognando o auspicando un futuro da manager o da creativi e, probabilmente, ignorando che l’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa.

In questo scenario, in cui il sistema formativo fa fatica a dialogare con il mondo del lavoro, ci sentiamo quindi di condividere le parole di Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano: “bisogna partire dall’orientamento e serve ripristinare il dialogo tra insegnanti, imprese e territori.”

L’orientamento al lavoro diventa quindi fondamentale sin dalle scuole superiori e -ancor di più- se inserito in progetti che coinvolgano scuole, imprenditori ed esperti del mercato del lavoro.

Non è mai troppo presto per scoprire quale posto può avere nel mondo quello che ci piace fare, e costruire -di conseguenza- un piano d’azione e di studi!

 

 

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