Oggi parliamo dei motivi che spingono le persone a cambiare lavoro. L’opinione comune è che la motivazione al cambiamento sia dettata principalmente dal fattore economico.

In realtà da diversi studi è emerso che molti decidono di cambiare impiego per altre ragioni, vediamo quali:

         promesse mancate: ad esempio il lavoro non è quello prospettato durante il colloquio di selezione oppure sono stati promessi avanzamenti di ruolo/promozioni che sono stati disattesi;

          il rapporto con il proprio responsabile: in primis mancanza di appoggio o di riscontro da parte del capo per le attività svolte;

       lavoriamo sodo ma non stiamo imparando nulla: la maggior parte le persone vorrebbero crescere professionalmente, acquisire nuove competenze, migliorare: se il lavoro è sempre lo stesso a lungo andare rischia di diventare routinario;

          non ci sono obiettivi chiari e ben definiti;

          mancanza di fiducia nelle persone che dirigono l’azienda: chi è a capo della società deve essere un punto di riferimento per i propri collaboratori;

          eccessivo carico di lavoro.

 

strade

Quindi l’aspetto economico non conta nulla?

Ovviamente no.

F. Herzberg (psicologo statunitense 1923 – 2000) ha fatto diverse ricerche per approfondire le modalità con cui il bisogno di autorealizzazione si sviluppa nelle persone, elaborando la teoria dei fattori igienici e motivanti .

Secondo H. i “fattori motivanti” sono quelli che rendono il lavoratore soddisfatto e lo spingono ad operare sempre meglio, tra questi: il riconoscimento del proprio operato (feed back), il coinvolgimento da parte del management, il piacere di fare un determinato lavoro, le opportunità di carriera. Mentre i “fattori igienici”: relazioni con il capo e con i colleghi, remunerazione, condizioni di lavoro (sicurezza , orari, riposi) non sono direttamente motivanti ma se non soddisfatti inducono insofferenza e demotivazione. L’autore sostiene che i due tipi di fattori agiscono in modo autonomo; i primi, come dice il termine stesso, contribuiscono più direttamente alla motivazione lavorativa, ma quando non ci sono portano più assenza di soddisfazione che insoddisfazione vera e propria. I fattori igienici, invece, non agiscono sulla motivazione, ma la loro assenza puo’ causare un aumento di insoddisfazione.

Quindi in che modo il fattore economico incide sulla motivazione spingendo le persone a cambiare lavoro per uno stipendio più alto? Pur non essendo il salario un fattore direttamente motivante, una bassa remunerazione può essere motivo di insoddisfazione.

In conclusione quali sono le azioni per ottenere maggiore soddisfazione e motivazione?

Va da sé l’importanza di far leva su entrambi i fattori (igienici e motivanti): creare momenti di confronto tra capi e collaboratori, sostenere una cultura di collaborazione all’interno dei team, definire in modo chiaro mansioni ed obiettivi, monitorare la situazione retributiva e parlarne con i dipendenti. Oltre a ciò, creare momenti di formazione, fornire opportunità di crescita, dare feed-back .

Infine, qualunque sia la motivazione che ci spinge a lasciare un’azienda, ricordiamoci sempre di andar via con “garbo”, senza sbattere la porta: le nostre buone maniere saranno apprezzate e ricordate, andando a far parte della nostra reputazione. Senza contare che nel nuovo posto di lavoro potremmo ritrovare vecchi colleghi, ex capi..per cui è sempre meglio evitare di lasciare un brutto ricordo di sé.

Cosa vi spinge a cambiare lavoro?

 

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